PPRuNe Forums - View Single Post - Pensavamo che il peggio era arrivato
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Old 15th Dec 2006, 20:33
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cplpilot
 
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L’aviazione generale italiana contesta l’affermazione fatta dal ministro dei trasporti Alessandro Bianchi durante l’audizione sulla vertenza Alitalia secondo cui «in Italia ci sono più di 100 aeroporti, di cui 70 attivi, un fatto che non esiste in nessun altro Paese Europeo». Secondo AOPA Italia, il ramo nazionale dell’International Aircraft Owners & Pilots Association che si prefigge di tutelare e difendere l’aviazione generale in tutte le sue forme (d’affari, di lavoro aereo, aerotaxi, scuola e turistico e sportivo), la realtà sarebbe invece diversa, con 540 aeroporti attivi in Francia, 380 in Germania e 54 «nella piccola Svizzera». È uno dei dati che si leggono nella lettera aperta che Massimo Levi, presidente di AOPA Italia, ha inviato il 13 dicembre al ministro Bianchi per segnalargli «alcuni fatti che evidentemente sono sfuggiti all’esame Suo e del Suo Staff».
«In realtà - sostiene AOPA, muovendo dall’assunto che "un chilometro di strada non porta da nessuna parte, mentre un chilometro di pista porta in tutto il mondo" - gli aeroporti italiani su cui si svolge un traffico commerciale regolare sono una dozzina, che sommati a quelli con traffico commerciale anche saltuario, non arrivano a 35. Per un Paese come il nostro, con una grande vocazione turistica e penalizzato da grandi isole ed un’orografia complessa, non ci pare siano poi moltissimi, e sono certo sufficienti per assicurare la necessaria mobilità a turisti ed operatori economici».
«È purtroppo vero che gli aeroporti italiani costano molto - prosegue l’associazione -. Ma è Lei a conoscenza del fatto che essi costituiscono per gli Enti locali un serbatoio di posti di lavoro per raccomandati ed "amici"? Lo sa Lei che l’aeroporto di Cuneo, dove non arriva nessun volo commerciale, ha una settantina (diconsi settanta) di dipendenti o amministratori (alcuni a carico del Suo Ministero, fra l’altro, come i pompieri), che quello di Salerno (altro scalo in semi-abbandono) ne ha 65 (diconsi sessantacinque), che a Cagliari la società di handling a terra ha una sala operativa con otto operatori su tre turni? Potremmo farLe una lista di "orrori", che portano a livelli elevatissimi i costi a carico della collettività, a tariffe esose per l’utenza e quindi ad una disaffezione per il traffico minore (di cui parliamo in seguito), che potrebbe portare turismo pregiato e di prestigio e numerosi imprenditori stranieri. Si pensi agli aeroporti di St. Moritz (Svizzera) e di S. Tropez (Francia), gestiti ciascuno da meno di dieci addetti, che forniscono un servizio eccellente a costi ragionevoli, costituendo un pregiatissimo biglietto da visita per queste ambite località del turismo di alta classe».
«Ci pare infine che allo staff del Suo Ministero sia sfuggito il nascere negli USA - è l’ulteriore considerazione di Levi - di un fenomeno che ben presto si estenderà all’Europa, e cioè quello dei very light jet che porteranno all’espansione di servizi di aerotaxi a prezzi competitivi con le autovetture. Con la crescente diffusione dei voli low cost, naturalmente fattibili solo su rotte ad alto traffico, le destinazioni meno ambite conosceranno un degrado del servizio, e costi crescenti. Ebbene, l’apparizione di nuovi velivoli economici e di nuove filosofie operative ha portato ad un’incredibile diffusione dell’aerotaxi, che negli USA (ed in Europa, Le ricordiamo) può contare su una capillare diffusione di infrastrutture aeroportuali economiche ed efficienti. In Italia, questo non potrà accadere, se non si rivedranno le mentalità e le prassi seguite finora, che chiudono gli aeroporti ai voli non di linea e che Le abbiamo riassunte nei punti che precedono».
«E come si fa - si chiede AOPA - a potenziare la "vocazione turistica" di un Paese di difficile accesso? E come mantenere le potenzialità operative di industrie localizzate in piccole città, dai collegamenti carenti e scomodi?».
«Speriamo, signor Ministro, di essere riusciti ad attirare la Sua attenzione - conclude il ramo italiano dell’associazione che conta più di 600.000 iscritti in 65 paesi del mondo - sulla necessità che le infrastrutture aeronautiche italiane siano viste con maggior attenzione e lungimiranza, e che esse siano sottratte ad iniziative spesso parassitarie. Che con le loro inefficienze gettano una luce ambigua su un settore strategicamente importantissimo per il supporto delle PMI italiane e del turismo internazionale, i due settori che vengono sempre citati come le chiavi di successo del nostro Paese».
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