PPRuNe Forums - View Single Post - Can we improve trainee pilot selection to ensure successful training outcomes?
Old 12th Aug 2020, 15:50
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EI-PAUL
 
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Originally Posted by B77L
Sul primo punto posso essere d'accordo, ragionamento speculare si potrebbe fare sulle major che richiedono la conoscenza della lingua locale, o chi richiede una laurea, etc. Sono requisiti, legittimi in quanto frutto delle scelte di quell'azienda.
Quello che però non mi torna è sull'esempio che ha fatto Theholdingpoint. Se l'obiettivo è avere tot donne entro tot anni, abbiamo due possibilità: obiettivo centrato o obiettivo non centrato. Se l'obiettivo viene centrato con i criteri selettivi odierni, perfetto così. Ma se l'obiettivo non viene centrato, che si fa? Si ammette che non è stato centrato o si forza la mano per centrarlo?... Ed ecco che quel 75 vs 100 dell'esempio comincia ad assumere toni meno legittimi, perché se la selezione deve tirare fuori i migliori, allora 100 >75 a casa mia. Se al contrario la selezione deve tirare fuori dei numeri per genere, la questione cambia e torniamo ai requisiti scelti dall'azienda. Con la sostanziale differenza però che la conoscenza di una lingua, o una laurea, sono requisiti tecnici, pure opinabili eh, che quantomeno possono avere risvolti pratici nella vita lavorativa di tutti i giorni.
Il sesso invece è un criterio messo lì per seguire il mito, anzi la moda, della pilotessa, e fine. A livello tecnico e umano non vi è niente di niente che giustifichi le quote rosa, e neanche che non le giustifichi. Semplicemente questo è un lavoro che andrebbe scelto consapevolmente e con una grossa dose di passione, cosa che secondo me non nasce prendendo delle ignare ventenni e facendo loro il lavaggio del cervello su quanto sia glamour pilotare un aereo.

Ciao B77L,

Credo che l'obiezione che avete fatto tu e theholdingpoint sia del tutto legittima e probabilmente anche la più ricorrente. A me sembra però che il ragionamento sia parzialmente confuso poiché parte da un presupposto errato.
Se infatti vogliamo parlare di selezioni fatte seriamente, allora bisogna partire dal presupposto che queste si auto-regolano; i criteri di selezione interna e gli standard da raggiungere hanno sempre la precedenza su qualsiasi criterio esterno che venga arbitrariamente imposto a priori da chicchessia. Non ci sono numeri imposti che tengano.
Se invece parliamo di selezioni fatte all'acqua di rose, come ahimè se ne vedono tante, allora qualsiasi criterio arbitrariamente imposto dall'esterno sarà iniquo a prescindere, sia esso il sesso, la grandezza del portafogli, il colore della pelle etc.
Per questo credo che discutere sulla parità di genere quando si parla di tornare a selezionare come si deve mi sembra un po' come guardare il dito che indica la luna.
Già che però siamo in argomento...Trovo vera l'affermazione secondo la quale "a livello tecnico e umano non vi è niente di niente che giustifichi le quote rosa, e neanche che non le giustifichi".
In un ambiente da sempre prettamente maschile però provo a guardare le cose da un'altra prospettiva, andando un po' "out of the box". Mi chiedo se quello delle quote, in alcuni casi, non sia un metodo per invogliare l'altro sesso ad ampliare il bacino selettivo così da garantire maggior diversità all'interno delle organizzazioni. Sul fatto che la diversità sia un vantaggio spero non ci siano dubbi. Personalmente, ad esempio, ho sempre notato come le ragazze abbiano un'attitudine innata in alcuni elementi del CRM che invece noi maschietti dobbiamo prima imparare sui libri e poi applicare a mo' di checklist, almeno all'inizio...
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