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Old 26th Aug 2010, 23:37
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tarjet fixated
 
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Da contrattista expat propongo questa riflessione fiscale a coloro che vorrebbero far pagare le tasse in italia ai piloti lavoratori all'estero, nonostante gli accordi bilaterali: leggetevi l'articolo 51, comma 6 del TUIR.
Anzi ve lo posto di seguito:

6. Le indennita' e le maggiorazioni di retribuzione spettanti ai
lavoratori tenuti per contratto all'espletamento delle attivita' lavorative
in luoghi sempre variabili e diversi, anche se corrisposte con carattere di
continuita', le indennita' di navigazione e di volo previste dalla legge o
dal contratto collettivo, nonche' le indennita' di cui all'articolo 133 del
decreto del Presidente della Repubblica 15 dicembre 1959, n. 1229 concorrono
a formare il reddito nella misura del 50 per cento del loro ammontare. Con
decreto del Ministro delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e
della previdenza sociale, possono essere individuate categorie di lavoratori
e condizioni di applicabilita' della presente disposizione.
Tenendo conto che solitamente le voci retributive di un contrattista sono un paio e non prevedono stipendio base,indennita' di trasferimento,diarie,indennita' di presenza giornaliera ed altre complicanze tipiche dei contratti italiani ma sono praticamente solo formate da indennita' di volo, allora in Italia la cirfa sarebbe tassata solo sul 50%.
Ossia se ad esempio guadagnassi 10mila euro al mese lordi l'aliquota fiscale si applicherebbe solo su 5mila; se calcolo quindi il 40% pagherei 2000€ di tasse/mese che sulla cifra totale equivarrebbero ad un'aliquota del 20% con un guadagno netto di 8000€.
Non malaccio!

Naturalmente l'articolo 51 si riferisce ai lavoratori dipendenti e qualcuno potrebbe obiettare che un contrattista non faccia parte di questa categoria ma di quella dei liberi professionisti, a questo punto pero' anche un commercialista da 1000 lire potrebbe citare la seguente sentenza per suffragare le proprie teorie fiscali:

La Corte di Cassazione con Sentenza N.9812 del 14 Aprile 2008, ha fornito una nozione di lavoro subordinato, sottolineandone la distinzione con la nozione di lavoro autonomo.

Nel lavoro autonomo, il lavoratore presta la propria opera personale, coordinandola con gli obiettivi del datore di lavoro, ma mantenendo, in ogni caso, l'autonomia nella prestazione.
Al contrario, il rapporto di lavoro subordinato è caratterizzato, innanzitutto, dalla soggezione del dipendente al potere direttivo, disciplinare e di controllo del datore di lavoro, che permette l'inserimento all'interno dell'organizzazione aziendale. Inoltre:
- vi è l'assenza del rischio di impresa;
- la prestazione si presuppone di tipo continuativo;
-è stabilito l'obbligo di osservare un determinato orario di lavoro;
- la retribuzione ha una cadenza ed una forma fisse;
- il dipendente utilizza degli strumenti nello svolgere la propria prestazione, all'interno di ambienti messi a disposizione dal datore di lavoro.
Insomma il paradiso fiscale non bisogna cercarlo alle Cayman quando lo si ha sotto i piedi.


Io preferisco comunque pagare altrove: sapere che anche quei pochi punti percentuali del mio reddito che verso in tasse vengono spesi bene e non sprecati mi fa sentire meglio.
Vedi H8 che anche io ho un po' di senso civico?

Last edited by tarjet fixated; 27th Aug 2010 at 00:11.
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