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Old 22nd Sep 2008, 15:20
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gmascia
 
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CAI/Berti: è anche un problema di sicurezza?

Buongiorno a tutti,

non sono un pilota ma credo di avere delle considerazioni che potrebbero essere motivo di interesse/riflessione.

Come tutti gli italiani del resto seguo attentamente la situazione Alitalia.

Poco fa da Corriere.it leggo:

A tutto ciò va aggiunto l'allarme dei piloti lanciato dal presidente dell'Anpac Fabio Berti. La sicurezza del volo «è il tema per cui noi piloti esistiamo, e lottiamo per garantire qualità ai passeggeri, per dare loro sicurezza. Sembra però che qualcuno voglia creare un'azienda che produce delle forme di pressioni psicologiche gravissime sui piloti che portano anche ad incidenti aerei» ha detto Berti.

Collego questa dichiarazione a quanto Berti continuava a ripetere la settimana scorsa a Porta a porta, cioè: noi piloti possiamo discutere tutto, ma il punto dirimente è che non si capisce come si possano far volare tot. macchine (quelle previste dal piano CAI) con tot. piloti.

Chi sta seguendo sui media i vari dibattiti concorderà che non si capisce nulla riguardo a quale sia esattamente il punto o il motivo della posizione contraria dei piloti rappresentati da Berti. Si citano mille cose diverse, si parla di dignità, professionalità, ci si perde o in grandi paroloni teorici o all'opposto in dettagli infinitesimali.

Devo dire che lo stile dello stesso Berti non aiuta, con il continuo divagare e con assurde e inspiegabili reticenze (tipo il balletto con Feltri per non voler dire quale fosse il compenso dei piloti, con la pantomima del foglietto poi letto da Vespa).

Oggi però appunto Berti esce con questo riferimento che sembra più che concreto, ma che mi porta ad alcune deduzioni:

1 - Un contratto non potrà mai esattamente definire la quantità del carico di lavoro del pilota. Si parla di tetti massimi di ore, certo, ma ci sono mille altre variabili legate alla prassi aziendale che determinano quanto poi uno vola davvero. Magari il contratto dice: fino a 900 ore, ma poi, salvo casi rari, sommando e dividendo macchine, rotte, tempi, numero dei piloti etc., viene fuori il carico effettivo magari decisamente inferiore.
2 - Berti e compagnia (lo dico con rispetto) evidentemente sono dell'idea che il contratto CAI in modo surrettizio o no, dica una cosa e ne affermi un'altra, cioè a fronte di un carico di lavoro enunciato ne faccia poi corrispondere un altro effettivo che si desume dal numero delle macchine etc, e che sarà molto più pesante.

Ora, io come uomo della strada mi aspetterei che calcoli di questo genere non siano opinioni, ma, appunto, calcoli. Quindi qui c'è qualcuno che non la racconta giusta. Delle due, l'una:

- O la CAI e le sigle sindacali che hanno firmato, e il ministro Sacconi e insomma tutto il fronte del "Sì" stanno bluffando, e propendono per una situazione in cui i piloti verranno tartassati e sfiancati (straordinari obbligatori... tetto massimo ipotetico di ore che diventerà quasi un minimo obbligatorio e abituale, etc.)
- Oppure Berti e soci raccontano balle e in realtà il "No" è una summa di mille dettagli che non si vogliono affrontare in modo troppo esplicito di fronte alla pubblica opinione (quelli che qualcuno definisce "privilegi" per capirci).

Intanto io da consumatore mi aspetto che esistano delle norme internazionali che impediscano che la troppa produttività vada a scapito della sicurezza. E poi mi aspetto che tali norme non possano avere nella prassi poi delle interpretazioni così libere per cui lo stesso identico contratto possa essere applicato in modo "sicuro" in un contesto e invece potenzialmente insicuro in un altro.

Il consumatore italiano medio tanto per capirci oggi ritiene ugualmente affidabili sul piano della sicurezza Air France, Alitalia, Ryan Air, KLM, etc.

Berti però fa intendere surretiziamente, e tanto piu' con la dichiarazione di oggi, che la sicurezza invece più che alle norme e ai contratti è legata alle culture aziendali, insomma alla prassi, ai mille dettagli di cui non si vuole o non si può parlare di fronte all'opinione pubblica.

Trattandosi però di questioni molto concrete (numero di ore/numero di macchine/etc.), possibile che non si possa abbandonare il sindacalese e arrivare a definire in modo chiaro e oggettivo di cosa stiamo parlando?

Anche per avere termini di paragone.

Io non propendo per una parte o per l'altra, voglio solo sapere chi dice che cosa. E vorrei anche sapere se il prossimo biglietto (anche solo per un volo europeo) lo devo comprare guardando il prezzo o dovendomi informare prima sulla "prassi" aziendale in uso.

Giovanni
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