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Old 19th Sep 2008, 10:17
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bubba718
 
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La Cupola dei piloti

Vorrei sottoporre alla vs attenzione quest'articolo .

Chi lavora in Alitalia conosce bene il sistema ed anche chi è in Meridiana .
Indubbi benefici derivano per tutti dall'esistenza di un sindacato forte , ma anche qualche effetto collaterale .
Condividete voi quanto asserito dalla giornalista a cui probabilmente hanno " passato " le informazioni degli esperti del campo ?



dal quotidiano "il Riformista" del 17 settembre 2008, in prima pagina
>
> La cupola dei piloti
>
> Ecco come i sindacalisti dell'Anpac gonfiano le buste paga e controllano
> carriere, permessi, promozioni e consulenze
>
> di Tonia Mastronuoni
>
>
> I piloti temono la fine del regime. Del loro, beninteso. Perché in
> Alitalia comanda una categoria sola, anzi, un sindacato solo, che in senso
> stretto non è neanche un sindacato, ma è un'organizzazione professionale:
> l'Anpac. In queste ore in cui si decide vita o morte di Alitalia, continua
> a fare muro perché teme di perdere il suo sistema di potere. Che è
> impressionante. L'Anpac decide più o meno tutto, a cominciare dagli
> stipendi, passando per gli istruttori, i controllori che fanno i check
> frequentissimi ai comandanti per decidere se sono capaci o meno di volare,
> e che ha in mano le nomine dei capi piloti e dei dirigenti di una
> divisione delicatissima come quella delle operazioni di volo. E intasca
> soldi a palate con società di consulenza come Anpac Service che offre
> servizi e consulenze generosamente retribuite dall'Alitalia.
> Cominciamo dagli stipendi e dalla scandalosa storia dei permessi
> sindacali. Anzitutto, va detto che conviene molto di più fare il dirigente
> dell'Anpac che pilotare un aereo. Il suo presidente, Fabio Berti, dichiara
> 158 mila euro di imponibile all'anno. In più, incassa le indennità e le
> infinite voci che compongono l'articolato contratto dei comandanti. Il suo
> vice, Stefano De Carlo, ne dichiara 130 mila. Il più anziano tra i piloti
> di Alitalia ne guadagna molto meno, 95 mila. E per farsi un'idea di quanto
> possa lievitare uno stipendio del genere, con tutte le voci aggiuntive,
> basti calcolare che un comandante che guadagni attorno ai 65mila euro, ne
> intasca a fine anno oltre 100 mila, quasi il doppio. Ma gli stipendi d'oro
> non sono l'unica prerogativa dei dirigenti Anpac. La loro organizzazione
> ha anche il potere di arricchire le buste paga degli iscritti, grazie al
> sistema dei permessi sindacali.
> Il sistema dei permessi funziona così: per ogni pilota iscritto, un
> sindacato (o un'organizzazione professionale) può rivendicare 2,1 giorni
> l'anno. In virtù dei suoi iscritti, circa mille, l'Anpac ha dunque diritto
> a oltre 2000 giorni di permesso all'anno. Quando un comandante vola,
> prende 164 euro al giorno di indennità. Quando non vola, nulla. I
> dirigenti dell'Anpac, che ovviamente volano poco o niente perché fanno i
> sindacalisti, prendono comunque 150 euro al giorno. E ora viene il bello:
> chi riceve dall'Anpac un permesso sindacale (può essere ovviamente un
> semplice iscritto), ne prende molti meno, 110. Ma siccome i piloti hanno
> 20 giorni di volo e 10 di riposo ogni mese, il trucco sta nel prendersi i
> permessi sindacali nei giorni di riposo. Così, la busta paga si gonfia
> automaticamente di 110, 220 o 1100 euro in più. Un sistema talmente
> oliato, non solo in Anpac, che un modo persuasivo per convincere i piloti
> a iscriversi alle organizzazioni sindacali è sempre stato quello di
> promettere in anticipo un tot di permessi sindacali per un certo lasso di
> tempo, ad esempio un anno. Un extra in busta paga garantito dal sindacato,
> semplicemente in cambio dell'iscrizione.
> Poi c'è il capitolo, altrettan­to delicato, del vasto e robusto sistema di
> controllo delle no­mine. I dirigenti della "Direzione operazioni di volo",
> quella che organizza, chiamiamole così, "le politiche economiche di volo"
> cioè dalle modalità di addestramento a que­stioni delicate come il numero
> di piloti obbligatorio per garantire gli standard minimi di sicurezza su
> ogni volo, ma anche cose più banali, come sintetizza un comandante, cioè
> «se dobbiamo mangiare prosciutto o tonno», sono saldamente in mano
> all'Anpac. Il direttore delle operazioni di volo decide i capipilota, che
> sono dunque tutti, ça va sans dire, emanazione dell'Anpac. Infine, siccome
> l'Enac, l'ente nazionale dell'aviazione civile, dovrebbe esprimere i
> controllori e gli istruttori, ma non ha i numeri per farlo, delega ai
> piloti stessi questi compiti. E quasi tutti gli istruttori e i controllori
> sono iscritti all'Anpac (tanto che l'Up, l'altro sindacato dei comandanti,
> ha denunciato Alitalia per comportamento antisindacale). Visto che i
> piloti sono obbligati a vari controlli all'anno, un check al simulatore
> ogni sei mesi e uno in volo ogni dodici, è chiaro che i controllori,
> dunque i sindacati che li nominano, hanno un discreto potere in mano, per
> esercitare eventualmente le loro moral suasion, chiamiamole così, sui
> colleghi.
> Poi c'è il capitolo Anpac Service. Una società che offre, prima anomalia,
> consulenze al­l'Alitalia, l'azienda di cui è controparte nelle trattative
> sindacali. E che pubblica riviste del settore come Pegaso che sono
> corredate da pubblicità dell'Alitalia. Fino al 2004 aveva anche in appalto
> l'aggiornamento dei voluminosi manuali per i piloti (uno o più per ogni
> tipo di aereo). Infine, ci sono capitoli come Sanivolo, l'assicurazione
> sanitaria ad hoc per i piloti istituita nel 2001: nel consiglio di
> amministrazione due dei tre rappresentanti dei sindacati sono dell'Anpac.
> È ovvio allora perché, quando Roberto Colaninno ha espresso la volontà di
> cambiare radicalmente registro, di introdurre anche in Alitalia le Rsu, le
> rappresentanze sindacali che verrebbero elette attraverso le liste,
> l'Anpac ha alzato le barricate. Nella Cai, secondo l'accordo quadro su cui
> i confederali hanno già dato l'assenso, i piloti saranno 1550, contro i
> 3300 assistenti di volo e agli altri 7650 dipendenti nei servizi e nella
> manutenzione. Con le Rsu i piloti diventerebbero una minoranza che avrebbe
> difficoltà a mantenere postazioni di potere come quella attuale
> dell'Anpac. E se si introducesse anche il contratto unico, com'è nella
> volontà di Colaninno, il loro potere contrattuale sarebbe molto
> ridimensionato, rispetto ad oggi. Su questi due punti, raccontano i bene
> informati, l'Anpac ha detto il no più netto. Rispetto ad essi, il piano
> industriale o le prospettive reali di rilancio sono questioni molto più
> secondarie, per le "aquile selvagge".
>
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