PPRuNe Forums - View Single Post - Italiani: popolo di poeti, santi e C@G#I@NI
Old 4th Dec 2005, 18:56
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roybatty
 
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Caro Ludovico
te ne rimbalzo una io, di storia di sottufficiali dell'Aeronautica Militare. Stiamo parlando degli anni 60, correggimi se sbaglio, e i signori erano l'ultima generazione di una specie che negli anni precedenti aveva dato molto più di quanto non avesse ricevuto. Il titolo di "Comandante" non si rifiuta a nessuno: come quello del "dottore" in un parcheggio abusivo. D'altronde il "Kapitaen" tu lo chiamavi "Herr", mentre mai ti saresti sognato di dare del "Signore" ad un istruttore d'aeroclub che pagavi qualche spicciolo e che veniva da una forza armata sconfitta. Prova a pensare alla differenza di trattamento riservata ai reduci della Luftwaffe in Germania e al trattamento dei combattenti Italiani in quegli anni. Gli aeroclub, a quei tempi, erano club, e sicuramente non scuole di volo professionali, dove la gente andava per il piacere di volare, non per illudersi di imparare un mestiere come oggi. Prova oggi, a scendere in un qualsiasi aeroclub e vedrai che ambientini: prima di passare in linea di volo ti fanno strisciare il bancomat altro che manici... ma ancora: quella maniera artigianale di far volare produceva velivoli e motori fatti in Italia, che ancora oggi sono sognati; contributi economici sostanziosi agli allievi che superavano gli esami in tempi accettabili; oggi per far prendere un brevetto a tuo figlio è meglio che lo tieni in Germania: spendi di meno. I sottufficiali entrati in Aeronautica a diciassette anni, a diciotto volavano sul Mustang o se preferisci sul Bf109, e venivano prestati dalla stessa AMI agli aeroclub, cui cedevano gratis anche i velivoli scuola di surplus, G46, M416, MB 308, L5, che oggi farebbero venire il mal di testa a tutti i presidenti e gli ispettori di Enac, al solo pensiero di metterli in moto! Il fatto di essere all'aeroclub gli permetteva magari di integrare un salario alla fine della ferma, prima di andare all'Alitalia che era prontissima ad assorbirli in una pianificazione che allora vagamente esisteva. Se goliardicamente affermavano quello che hai dichiarato sulla seconda pelle era perchè la loro prima, spesso, l'avevano consumata assieme al sudore ed al sangue. D'altronde non potevano insegnarti derivate ed integrali o meccanica del volo: non la conoscevano, avevano il titolo di studio di terza media, ma sicuramente sapevano insegnare a fare una virata, molti di loro erano tornati con un trimotore, fatto col ferro delle cancellate divelte dai muri, dall'altra parte dell'oceano; spesso sapevano anche a giudicare l'allievo, sia come pilota che, qualche volta come uomo, anche per gli sforzi sovrumani che facevano per impedire la dilatazione del muscolo sfintere. A loro di creare professionisti non gliene poteva fregare di meno ( a quei tempi non c'erano!). Questo è l'altro lato della moneta che hai gettato sul tavolo. Ne ho conosciuti pochi, alcuni sono soppravissuti al disfacimento dell'aviazione in Italia, ma di fronte a loro mi alzo ancora in piedi, e non li gratifico col titolo di comandante, si metterebbero forse a ridere, ma con quello di piloti si, rispettosamente. Per uccidere e seppellire delle tradizioni come quelle che ti ho descritto non serve il contributo di "stranieri": sono efficacissimi degli italiani.
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