PPRuNe Forums - View Single Post - Italiani: popolo di poeti, santi e C@G#I@NI
Old 4th Dec 2005, 15:17
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LudwigVonDrake
 
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Buongiorno a tutti! (questo è il mio primo post!)

Venite stranieri, venite ad insegnarci come si lavora ed a dimostrare agli italiani che il trasporto aereo può essere una cosa seria,professionale ed anche sana e prospera...ma fate in fretta prima che i poveri italiani preferiscano il treno!
Presumo che quest’ affermazione vada presa per tale e non in senso ironico. Se così non fosse, tarjet fammelo sapere,vuol dire che non ho capito un tubo e posso andare a scavarmi una fossa (almeno virtuale).

Tanto per parlare di un aspetto non del tutto insignificante della professionalità, vorrei spendere due parole sul tema “cultura della sicurezza”.

Io vivo in Germania da un sacco di tempo e credo di poter dire che da queste parti la „cultura della sicurezza“ è decisamente superiore al quella dell’ Italia. Non solo in campo aeronautico. Penso che questa affermazione, se presa nel suo significato generale (errori ne fanno tutti) possa essere condivisa.

E ora una storiella, la storiella di uno che tanti anni fa “ci ha provato (ad entrare in linea) e gli è andata buca”, così che, dopo qualche anno da “bandito dell’ aria” (cito da un qualche thread di pprune, l’ espressione mi era piaciuta), ha deciso di prendere un’ altra strada, ma è rimasto sempre “vicino” al mondo dell’ aviazione civile.

Quando, oltre trent’ anni fa ero „allievo pilota di 1 grado“ (eh, i mitici tre gradi, la fonia, l’ IFR e l’ Ufficiale di Rotta di 2. classe, magari qualcuno di voi se li ricorda), e anche dopo, diversi miei istruttori erano ex-sottufficiali dell AM (tutti rigorosamente chiamati dagli allievi „comandante“): gente che insegnava che “l’ aereo uno deve sentirselo come una seconda pelle“ e che volavano a pelo dell’ acqua con l’ allievo dicendogli „questo è il vero volare“. Alcuni (molti) allievi si divertivano e poi raccontavano le prodezze del „manico“ (allora si diceva così, ora non so). Altri (pochi, tra i quali io) dovevano fare sforzi sovrumani per impedire la dilatazione del muscolo sfintere durante queste performances.

Alla stessa epoca gli insegnanti delle scuole di volo da me conosciuti in Germania (che - sia detto per inciso - nessuno si sarebbe mai sognato di chiamare „Kapitaen“) insegnavano a volare sulla base dei manuali operativi dei velivoli e analoghe sciocchezzuole.

Nel frattempo molta acqua è passata sotto i ponti e anche in Italia le cose sono cambiate (per l’ esperienza indiretta che mi posso fare).

Resta il fatto che in campo aeronautico (e forse anche in altri) di strada da fare (ovvero “cose da cambiare”) ce ne sia ancora molta. E se gli stranieri (alcuni di essi almeno, quelli che sono portatori di una tale cultura e speriamo che siano i più) possono contribuire a questo processo, non ci vedo niente di male. Che poi il motivo principale che li induce a lavorare in Italia non sia un filantropico transfer culturale, ma una più prosaica questione di palanche mi è peraltro chiaro, ma il mio è un discorso di “forma mentis” in generale, non di bieco interesse privato). Chiaro che per chi è giovane aspirante pilota di linea vedersi scavalcato da stranieri non è piacevole. Comprensibile. Ma – come detto - quanto sopra vuole avere solo valore in generale.

Mi accorgo di essere stato un bel po’ lungo e ripetitivo, ma, almeno nel primo post (se non mi manderete subito all’ inferno magari ne scriverò qualcun altro....), ho cercato di rendere onore a quel rompiballe pedante dal quale ho preso in prestito il nick.....

Saluti and always happy landings

LvD


A scanso di equivoci: io non ho nulla contro l’ AM e tantomeno contro i suoi sottufficiali. Ho riportato solo la mia esperienza. Allora era un po' così e le tradizioni sono dure a morire. E se per ucciderle e seppellirle (almeno quelle negative) degli “stranieri” possono contribuire...
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