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View Full Version : Come curarsi dai debiti


iceman51
22nd Dec 2004, 19:57
In data 29 novembre u.s. Alessandra Puato pubblicava sul Corriere dell'Economia un interessante articolo titolato

Come curarsi dai debiti d'impresa? Con lo sbarco in Borsa.

Vi chiederete, ma cosa c'entra con il nostro "mondo". C'entra eccome, perchè se il 2004 è stato un anno orribile per il trasporto aereo italiano, il 2005 si preannuncia pessimo e qualcuno, almeno un paio, cominciano già a cercare possibili "rimedi".

Come? Con lo sbarco in borsa, appunto, anche perchè se l'ENAC si decide finalmente ad applicare la normativa comunitaria in vigore in tema di Licenze di Esercizio e di COA, dei 15 vettori attualmente autorizzati, forse ne rimangono in piedi un paio. C'è bisogno di capitale, quindi, ma dove trovarlo? Possibilmente nelle tasche altrui, sembrerebbe.

L'articolo sembra, purtroppo, non essere più on line. Quindi, per buona conoscenza di tutti e per far meglio immaginare i vari valzer e tango che hanno recentemente interessato il mondo italiano del trasporto aereo e del turismo, lo riporto integralmente di seguito. Gandalf, Cit, Parmatour (tramite Parmalat), Gruppo Ventaglio erano riusciti a sbarcare in borsa. Lo avrebbe voluto anche Volare, ma meno male che non è deocllata verso Piazza Affari, chè il botto sarebbe stato più grande.
Un'ultima raccomandazione: lettura sconsigliata ai deboli di cuore e a chi è prono ad arrabbiarsi facilmente. Questa è solo la punta dell'iceberg. :(

Come curarsi dai debiti d'impresa? Con lo sbarco in Borsa.

Come curarsi dai debiti d'impresa? Con lo sbarco in Borsa. Cinque delle dieci società che si sono quotate in Piazza Affari nell'ultimo anno hanno debuttato in potenziale conflitto d'interessi finanziario: Panariagroup, Procomac, Dmt, Isagro e Trevisan sono state accompagnate dai gruppi bancari creditori. E anche Teamsystem, che si è ritirata all'ultimo, aveva chiaramente detto che il ricavato dell'Ipo (50 milioni di euro) le sarebbe servito per chiudere i debiti, anche con i collocatori. Si salva (per un soffio) Geox, sul listino venerdì prossimo). Prima di quotarsi ha trasferito dal tandem dei collocatori Efibanca-Sanpaolo Imi all'esterna Interbanca un debito di 9,5 e 5 milioni di euro. Anche se Efibanca ne mantiene ancora l'1%. Talvolta, poi, il denaro raccolto con l'Ipo copre l'indebitamento dell'azienda (vedi tabella ). Quasi coincide, addirittura, in Panariagroup, in Geox (39 milioni contro i 40 di raccolta prevista) e in Azimut, l'unica a dichiarare lo scopo della raccolta nelle Avvertenze all'investitore. "In Italia è così - ammette Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Teamsystem -. Sarebbe bellissimo se tutti andassero in Borsa per finanziare la crescita. Anche se le aziende sane ci sono, e hanno cassa: il debito è da operazioni finanziarie". Prendiamo il caso di Panariagroup, in Borsa dal 19 novembre. Era in conflitto d'interessi con tre istituti collegati a gruppi con cui aveva debiti e fidi: Abaxbank (Credem); Banca Aletti (Popolare di Verona e Novara) e Interbanca, advisor e manager del collocamento, ma anche azionista-venditore con il 5%. Dall'offerta pubblica, Panariagroup ha ricavato 61 milioni di euro: poco più dei 52 milioni del suo indebitamento finanziario netto. E i soldi incassati le sono serviti a chiudere i debiti. "Adesso la nostra posizione finanziaria è positiva per 6-7 milioni di euro - ammette Giuliano Pini, direttore generale -. Abbiamo chiuso circa del 50% il debito con Abaxbank e Banca Aletti. Ma apriremo altre linee di credito. Siamo andati in Borsa per per crescere. Abbiamo in programma acquisizioni per 70-80 milioni di euro entro il 2006. Non abbiamo il problema di trovare la liquidità". Anche per Procomac il prospetto segnala fidi e finanziamenti con il Credem che controlla Abaxbank, responsabile del collocamento. Inoltre ha fra i soci venditori, con il 16,52%, Interbanca (global coordinator). La Dmt è portata in Borsa da Ubm - che fa parte di Unicredit con il quale ha debiti per 18,5 milioni - e da Efibanca, che con Unicredit Banca d'Impresa le ha appena rinegoziato il finanziamento per 29,8 milioni. Isagro è stata accompagnata al listino da Banca Imi ma ha, con il Gruppo SanPaolo Imi, un fido. Trevisan ha per sponsor Centrobanca dalla quale ha un finanziamento di 4,57 milioni di euro (il 27,3% dell'indebitamento lordo). A volte, infine, il conflitto potenziale segnalato non è finanziario. Azimut ne aveva uno con i suoi coordinatori (Merrill Lynch e Ubm) che le forniscono i servizi di negoziazione. Scandalo? No, dice Borsa Italiana perché "la riduzione dell'indebitamento è una delle motivazioni classiche del collocamento e viene indicata nei prospetti informativi". E argomenta: "E' abbastanza consueto che siano gli istituti di riferimento, che conoscono bene l'azienda, a portare una società in Borsa. Anche perché, in Italia, il legislatore ha scelto il modello della banca universale che svolge tutti i servizi di investimento e finanziamento". Ma Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef, ribatte: "Dov'è finita l'etica delle responsabilità? Sotto i piedi. Comandano le banche, l'industria del mercato gestito. E il risparmiatore, paga". Mentre Maurizio Dallocchio, direttore della Sda Bocconi, distingue: "E' positivo che gli istituti di credito trasferiscano sul mercato un rapporto stretto come quello banca-impresa, rendendo trasparenti i costi dei finanziamenti. Ed è abbastanza naturale che a portare in Borsa un'azienda sana e solida sia la sua banca". Il conflitto, però, diventa nocivo quando le banche portano sul mercato aziende non molto solide per liberarsi dai debiti. Basti ricordare i casi di Giacomelli e Gandalf. "Sarebbe forse sufficiente che si pretendesse l'impegno della quotata a non utilizzare i ricavati dell'Ipo per rimborsare i debiti della casa madre", conclude Dallocchio. Purtroppo un regolamento non c'è. Consob ribadisce che quel che le compete è soltanto, come prevede il Testo unico sulla finanza, imporre alla società di segnalare il conflitto nel prospetto. E in Borsa ricordano che dal 2002, codificando una prassi consolidata, è obbligatoria la nomina di un co-sponsor quando il debito con lo sponsor supera il 33% dell'indebitamento complessivo e se l'indebitamento è superiore alla metà del patrimonio netto. Panaria aveva il co-sponsor: Banca Aletti. Ma era indebitata anche con quello.
Alessandra Puato - Corriere della Sera - 29.11.2004