PPRuNe Forums - View Single Post - Alitalia - il futuro della Compagnia
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Old 7th Apr 2017, 20:34
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Ramones
 
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Copio e incollo questa parabola genialmente scritta e donata da un collega pilota as uso e consumo dei grandi illuminati manager e dei loro fedeli servi
Ps e magari anche per i frequentatori si forum di cucina aperitivi e viaggi

Giacomino, ovvero: come si persegue la vittoria ineluttabile.

Giacomino voleva essere un fantino vittorioso, o meglio, sapeva di esserlo. Si era procurato il casco, la casacca, i pantaloni, gli stivali. Si era procurato anche il frustino. Quando ebbe anche il cavallo, capì di avere già realizzato il suo sogno.
Da quel momento sarebbe stata solo una questione di tempo. Grazie alla sua particolare sensibilità per il successo, poteva vedere il futuro come normalmente si guarda un film: le prime vittorie in gare minori, poi una carriera inarrestabile. Trionfi su trionfi in piazze sempre più prestigiose, la folla in delirio, gli addetti ai lavori sempre più deferenti nei suoi confronti, fino all’epilogo già scritto a lettere di fuoco nelle pagine del destino; alla fine tutti i suoi sogni sarebbero stati ricompensati con la gloria, i guadagni ed il prestigio che, già lo sapeva, gli erano riservati.
Non poteva fallire. La sua grinta, la tenacia e la voglia di vincere lo rendevano imbattibile. Questa sensazione era chiarissima in lui, che già sentiva quel mondo come parte della sua stessa essenza. Nessuno poteva batterlo, o anche solo impensierirlo, perché nessuno sembrava sentire quella scarica di energia che lui percepiva distintamente, e che gli scorreva nelle vene insieme all’adrenalina della sua prima gara, che finalmente lo vedeva intento a forgiare i suoi primi passi, come un guerriero del passato, in momenti analoghi, avrebbe forgiato le sue armi.
Subito dopo il via, quando tutti i cavalli scattarono contemporaneamente fuori dalle gabbie, Giacomino vide però che tutti gli altri correvano più veloci del suo, e con maggiore slancio. Lo frustò a sangue per tutta la corsa, ma la bestia non volle saperne di raggiungere il gruppo in lizza per la vittoria; questo moltiplicò la sua rabbia, e la voglia di sfogarla sull’inutile animale, che proprio in quanto animale, non sembrava percepire l’importanza del momento e frustrava, con quell’andatura sempre più fiacca, la sua più che giustificata sete di vittoria.
Dopo l’arrivo il cavallo stramazzò al suolo con il bianco della bava alla bocca, che ora si mescolava ad un rivolo di sangue che pareva colare dalle narici. Giacomino prese la cosa come un’onta personale e tornò a frustarlo con tutte le forze; quando il braccio cominciò a fargli male, andò avanti prendendo il cavallo a calci sulle costole. Nessuno intervenne per fermarlo. In fondo quella appena corsa era davvero stata una pessima gara, pensavano. Tutti sapevano quanto costa lo stallaggio ed il mantenimento di un buon cavallo da corsa, ed il minimo che un cavallo possa fare quando viene il momento di ripagare il padrone, continuavano a pensare, era correre come il vento anche a costo di farsi scoppiare il cuore.
Certo, quello era un caso particolare, e la particolarità, volendo vederla, saltava agli occhi. Giacomino era un uomo colossale. Non potevano saperlo con esattezza i presenti, e nella fattispecie non lo sapeva nemmeno lui, che non si pesava da anni per non dover affrontare la realtà, ma stazzava ben oltre i centottanta chili. Praticamente pesava più o meno quanto tutti quanti i fantini avversari messi insieme.
Mentre Giacomino, ormai fiaccato dallo sforzo, continuava a calciare sempre più stancamente il torace della bestia che adesso non sembrava più neanche sentire i colpi, si fece avanti un signore in giacca e cravatta, che vinto ogni indugio si presentò come “advisor”, spiegando che il suo lavoro consisteva appunto nel trarre il massimo da un sistema al lavoro e che molto probabilmente aveva già individuato il problema:
<< Un’accoppiata cavallo-fantino, considerato anche il peso della sella, dovrebbe essere nell’intorno dei trecento chili per potersi dire competitiva. Qui siamo verso i quattrocentocinquanta a quanto vedo, Signore, e questo impatta direttamente sulle vostre possibilità di vittoria. In buona sostanza voialtri pesate una volta e mezzo quello che dovreste pesare. >>
Giacomino si bloccò come folgorato da un’illuminazione. Ora aveva capito l’errore ed avrebbe presto rimediato. Tirò altri due calci alla bestia con rinnovato vigore e poi la fece chiudere nel box, dove avrebbe ricevuto razioni ridotte di biada in vista della prossima gara. In fondo quel cavallo doveva perdere oltre un quintale di peso per avere speranza di vittoria, i numeri appena enunciati dall’esperto parlavano chiaro, e lui decise di assumerlo sul posto e di fare suo ogni consiglio che questi dovesse esprimere anche in futuro.
Gli mise subito in mano una somma generosa e lo assunse seduta stante nella squadra, si concesse un pranzo luculliano e non mancò di invitare anche lo stesso advisor e tutti i presenti, che accettarono di buon grado; intanto uno stalliere si occupava svogliatamente di rimettere in piedi il cavallo, il quale però continuava a comportarsi come se non capisse quanto fosse importante il suo coinvolgimento anche emotivo in vista della prossima gara. Appena ne ebbe la forza cercò addirittura di mordere lo stalliere, non sapremo mai se per fame o per una qualche bizza, e va detto, a onor di cronaca, che la gara successiva andò anche peggio della precedente. L’advisor, che per l’occasione era salito in groppa insieme a Giacomino, non potè fare a meno di notare che il peso totale del sistema uomo-cavallo era addirittura aumentato. Le diete per il cavallo continuarono sempre più rigide, a pari passo con i bagordi dei cavallerizzi, mentre si ipotizzava di operarlo per togliere un po’di zavorra. Tutti gli organi non strettamente necessari alla corsa, come ad esempio uno dei reni, uno dei polmoni, i genitali, un occhio, ed altri doppioni di questo genere sarebbero stati eliminati, rendendolo leggero e scattante proprio come auspicato dall’advisor.
Sorprendentemente, quando si avvide dei progetti che lo vedevano coinvolto, il cavallo cercò di scalciare via e di mordere quelli che si accingevano ad avvicinarlo.
A nulla valsero i poster di cavalli vittoriosi appesi nel box, che avrebbero dovuto invogliarlo a sottoporsi con entusiasmo alle cure della squadra, o i discorsi dello stesso Giacomino, che venivano proiettati continuamente su appositi schermi, e che gli descrivevano la magica vita che tutti quanti avrebbero potuto concedersi se solo esso cavallo avesse ceduto alle cure che gli venivano proposte per il suo stesso bene, e creduto con tutto il cuore all’ineluttabile vittoria finale. Alla fine non se ne fece nulla, perché la bestiaccia maledetta, sebbene notevolmente alleggerita come da progetto, pareva addirittura meno prestante di prima, ed infine, nel bel mezzo di un allenamento, stramazzò al suolo priva di vita, senza nessun motivo apparente se non la cronica mancanza di voglia di vincere.
Questa storia deve insegnarci, e difatti ci insegna, che quando il materiale equino non è all’altezza, è davvero impossibile condurlo alla vittoria, anche se si fanno sforzi immani per coinvolgerlo e se si applicano le dinamiche più moderne per renderlo funzionale alle esigenze del team.
Tuttavia, e qui introduciamo una doverosa nota di speranza, nella nostra società ormai evolutasi ben oltre i limiti imposti dalla svogliatezza di una bestia insensibile, non bisogna necessariamente sottostare alla lotteria che il freddo risultato vorrebbe inopinatamente imporre all’ardito.
Adesso Giacomino, forte della sua naturale inclinazione nonché di quanto appreso in questa storia che, vogliamo ribadirlo, solo per un incidente non è stata trionfale, insegna arte della vittoria nelle più importanti università, e lo fa non tanto per il lauto stipendio o per la possibilità di portarsi a letto le studentesse in cambio di buoni voti, lo fa perché, citiamo le sue stesse parole, “una squadra vincente non può essere condannata alla sconfitta solo perché il maledetto cavallo non ne vuole sapere di fare sacrifici”.
A questo punto, unendoci idealmente a tutti quelli che adesso conoscono la sua gloriosa vicenda e non potranno che tifare per lui e per tutti quelli come lui, esprimiamo il nostro augurio per un futuro degno di cotanta dedizione:
Vai Giacomino, il mondo è tuo, facci sognare ancora.
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